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TRIBUNALE / Valentano

Violentata durante il rave party sul lago di Mezzano: "Mi ha chiusa nel camper e ha abusato di me"

Giovane a processo per violenza sessuale: palpeggiamenti e strusciamenti con il pene in erezione sulla vittima

Violentata durante il rave party a Valentano, quando migliaia di giovani si sono radunati sul lago di Mezzano per giorni a cavallo di Ferragosto del 2021. La vittima, come ricostruito nella denuncia, è stata chiusa in un camper e palpeggiata da un ragazzo che le ha anche strusciato il pene in erezione sul sedere.

Lui è finito a processo davanti al tribunale di Viterbo per violenza sessuale. "Con violenza - è scritto nel capo di imputazione -, ovvero bloccandola e trattenendola nel suo camper e agendo con condotte improvvise, come tali imprevedibili e non evitabili, ha costretto la giovane a subire atti sessuali consistiti nel palpeggiamento del sedere e nello strusciarsi da tergo con la stessa facendole così sentire il proprio membro eccitato". La violenza è datata 15 agosto 2021, giorno di Ferragosto, a Valentano.

La vittima non si è costituita parte civile. L'imputato, difeso dagli avvocati Fausto Barili e Flavio Bianchi e per cui ieri, martedì 26 marzo, si è aperto il processo con l'udienza di ammissione delle prove, comparirà nuovamente davanti al collegio dei giudici il 18 febbraio 2025.

Il processo per invasione di terreni

Nella settimana di Ferragosto di tre anni fa, in pieno Covid, 10mila giovani provenienti da tutta Europa hanno occupato i terreni intorno al lago di Mezzano. Un maxi raduno che per giorni è stato cinturato dalle forze dell'ordine e durante il quale è morto un ragazzo di 24 anni, annegato nelle acque del bacino.

Per invasione di terreni è finito a processo un 36enne di origini albanesi. Reato che gli è stato contestato in concorso, anche se delle migliaia di partecipanti è l'unico imputato davanti al tribunale di Viterbo. Per andare a recuperare un amico che gli aveva chiesto un passaggio per tornare a casa, la sera del 14 agosto avrebbe violato l'obbligo di dimora a cui era sottoposto. Il giorno dopo è stato fermato, identificato e denunciato dalle forze dell'ordine sia per l'invasione dei terreni che per essersi allontanato da Viterbo.

Parti offese gli imprenditori Piero e Vincenzo Camilli, padre e figlio, con il primo che è anche sindaco di Grotte di Castro. Locatari dei trenta ettari di terreno agricolo occupati, sostengono di aver subito 300mila euro di danni.

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